NO PLACE LIKE HOME

I film di Louise Bourque

Una selezione di film della regista canadese curata da André Habib, professore dell’Université de Montréal.
Proiezioni speciali in pellicola 16mm e 35mm.

8 maggio
20:00
Cinema Intrastevere
Sala 1
Interviene l’autrice in collegamento
Introduce il curatore


Fin dall’inizio della sua carriera, la regista franco-canadese Louise Bourque ha fatto del riutilizzo delle immagini e dei filmini di famiglia (alcuni girati prima della sua nascita) una parte essenziale e toccante del suo lavoro creativo. Oltre ad una presenza importante dei genitori – sua madre in Just Words (1991), il suo secondo film, e suo padre in Bye Bye Now (2022), il suo ultimo film ad oggi – è soprattutto il tema centrale della “casa” che catalizza l’attenzione e che sembra possedere una carica ossessiva che permea il suo lavoro (questa è la tematica attorno alla quale è stato elaborato questo programma).

Questa casa in cui è nata, a Edmunston nel New Brunswick (e che appartiene ancora alla sua famiglia), diventa, attraverso i suoi film, il luogo stesso dell’inquietudine, del trauma, della fragilità, del dolore della memoria. E’ nel giardino di questa casa che Bourque ha seppellito le scene tagliate dei suoi primi film, le quali, una volta riportate alla luce, hanno dato poi origine ai stupefacenti film Self-Portrait Post-Mortem e Remains. In tutti questi film, Bourque ci permette di esplorare la profondità abissale dell’espressione “nessun posto è come casa”. Se nessun luogo può essere paragonato alla propria casa, è anche perché la casa non è sempre il luogo ospitale che vorremmo fosse. La casa non è sempre il luogo a cui vogliamo tornare. Ecco perché “tornare a casa”, lontano da ogni nostalgia, ha il suono di una ninna nanna spezzata e appare, in tutti i suoi film, come un processo di confronto con le ferite, spesso invisibili, che frammentano il sé e che la pellicola manipolata riesce a metaforizzare: il lavoro sul lutto non è mai completato (da qui il ruolo della ripetizione in molti dei suoi film). Le tecniche di manipolazione fotochimica, ottica e plastica che Bourque applica a queste immagini conferiscono loro un’aura di intranquillità, lontana dal carattere spesso falsamente rassicurante dei home movies (e della pacifica “casa” che evocano) come luogo di innocenza e felicità. Attraverso un meticoloso approccio pratico che esplora le proprietà materiali della pellicola, ci offre opere che, facendo un’archeologia poetica della propria storia, dissotterrano, portano alla luce ed emettono potenti bagliori di luce, rumore e colore, lasciando impronte durature su ogni spettatore.

André Habib, 2023


Just Words
Canada / 1991 / 10′ / 16mm
ANTEPRIMA ITALIANA

“In JUST WORDS, Bourque intervalla immagini della madre e delle sorelle con una performance dell’attrice Patricia MacGeachy in Not I di Samuel Beckett;  il risultato è snervante (come tutto Beckett) e toccante (come spesso Beckett non è).” (Jay Scott, The Globe and Mail, Toronto, 1992)


Imprint
Canada / 1997 / 14′ / 16mm
ANTEPRIMA ITALIANA

Imprint di Louise Bourque si concentra ossessivamente sulle immagini della casa di famiglia tratte dai loro home movies La casa appare cupamente opprimente, quasi a riempire tutta l’inquadratura; le immagini vengono ripetute con varie alterazioni – colorate, sbiancate, in parte raschiate via – come a voler aggredire quel luogo, trasformandone l’oscurità in luce.
(Fred Camper, The Reader, Chicago, 16 aprile 1999).


Fissures
Canada / 1999 / 2′ 30” / 16mm
ANTEPRIMA ITALIANA

Un film sull’oblio e sul ricordo, sulle presenze passate e le tracce che lasciano. Nel realizzare questo pezzo, Bourque ha letteralmente distorto le immagini dei home movies che appaiono sul piano della pellicola, attraverso varie manipolazioni nel processo di stampa a contatto a bassa tecnologia. Il punto di contatto nella stampa viene continuamente spostato in modo che il piano della pellicola appaia deformato e le immagini fluttuino, creando uno spazio distorto di apparizioni fugaci, come memorie affioranti. Il materiale è stato lavorato a mano, solarizzato e colorato tramite viraggio, prima della stampa finale in laboratorio


Remains
Canada / 2011 / 4′ 50” / 16mm
ANTEPRIMA ITALIANA

La figura materna rivisitata – un tema ricorrente nel mio lavoro. Un deterioramento della celluloide che affronta la qualità effimera del momento catturato (il presente) mentre rivela il potere insistente della presenza umana anche negli stati più deteriorati. L’immagine della madre è come un fantasma che non vogliamo lasciar  andare. Un lamento per l’inevitabile perdita di leggibilità.


Going Back Home
Canada / 2000 / 1′ / 35mm
ANTEPRIMA ITALIANA

Il tumulto di un’infanzia non protetta: la dimora come il sé.


Self Portrait Post Mortem
Canada / 2002 / 2′ 30” / 35mm
ANTEPRIMA ITALIANA

Una capsula del tempo dissotterrata che contiene filmati dell’autrice da giovane – un “cadavere stupendo” con la natura come collaboratrice. Bourque ha sepolto le scene tagliate dei suoi primi tre film (tutte produzioni recitate che hanno a che fare con la sua famiglia) nel cortile della sua casa ancestrale (adiacente ad un ex cimitero) con le intenzioni ambivalenti sia di custodirli che di disfarsene (si stava trasferendo). Esaminando i filmati cinque anni più tardi, ha scoperto che il materiale conteneva anche immagini di se stessa catturate durante la realizzazione del suo primo film. Quella scoperta sembrava come un dono e l’ha spinto a realizzare questo film, un pas-de-deux metafisico in cui il decadimento mina l’immagine generando al tempo stesso una trasmutazione.


L’Éclat du mal / The Bleeding Heart of It
Canada / 2005 / 8′ / 35mm
ANTEPRIMA ITALIANA

La casa che scoppia ; la scena del crimine; il nucleo. Un universo collassa su se stesso: si scatena l’inferno.


Bye Bye Now
Canada / 2022 / 8′ / 35mm

Salutando con la mano il cameraman, i soggetti forniscono anche a un futuro spettatore il riconoscimento di un costante addio a un momento fugace. Eppure quando si proietta il film e si vede il gesto catturato, è come se i soggetti si salutassero di nuovo dal passato. Questo film è un omaggio al padre dell’artista, l’uomo dietro la macchina da presa in questi archivi personali di famiglia.


Louise Bourque

E’ una regista franco-canadese che ha studiato cinema alla Concordia University di Montreal e alla School of the Art Institute di Chicago. Dopo un esilio di 30 anni negli Stati Uniti dove ha fatto film e insegnato, è recentemente tornata a Montreal. I suoi film sono stati proiettati in circa 50 paesi e trasmessi su PBS e su Sundance Channel negli Stati Uniti, nonché su Télé-Québec in Canada e SBS in Australia. I suoi lavori sono stati esposti in prestigiosi musei e gallerie di tutto il mondo, tra cui il Musée de la Civilization e il Musée national des beaux-arts du Québec a Quebec City, la National Gallery of Art di Washington, D.C., il Museum of Modern Art e il Whitney Museum of American Art di New York. Il suo ultimo film, Bye Bye Now, è stato presentato in anteprima mondiale a Bologna al festival Archivio Aperto. Nel 2021 è stato pubblicato il libro Imprints: the films of Louise Bourque, a cura di Clint Enns e Stephen Broomer, la prima monografia dedicata al suo lavoro, che riunisce testi di ricercatori internazionali e registi di fama.

Dal 1989 ad oggi, Louise Bourque ha dato un importante contributo alla storia del cinema sperimentale canadese e internazionale. Alchimista della pellicola, cineasta dell’intimo, rivisitando di film in film il luogo sempre paradossale della casa, dell’autoritratto, del filmato amatoriale  attraverso una rigorosa indagine sulla materialità del film, Bourque ci propone un’opera essenziale, radicale, di bellezza abrasiva. I suoi film principali includono The People in the House (1992), Imprint (1999), L’éclat du mal (2000), Self-Portrait Post-Mortem (2002), Self-Portrait Autoportrait PostPartum (2017) e Bye Bye Now (2022).


André Habib

E’ professore associato al Dipartimento di storia dell’arte e studi cinematografici dell’Università di Montréal. Autore de La main gauche de Jean-Pierre Léaud (Boréal, 2015) e  L’attrait de la ruine (Yellow Now, 2011), dal 2002 è coeditore della rivista elettronica Hors champ che dirige dal 2015. Inoltre, è l’ideatore della piattaforma di creazione e riflessione audiovisiva Zoom Out e del progetto Cadavre exquis. le sue ricerche vertono sull’estetica della rovina, sulla cinefilia, degli archivi e cinema sperimentale, e più recentemente sulla nostalgia, il retrò e la storia delle tecniche. Ha firmato numerose tesi sui cineasti Louise Bourque, Pierre Hébert, Abbas Kiarostami, Ernie Gehr, Bill Morisson, Jean-Luc Godard e Chris Marker. In quanto membro del progetto di partenariato internazionale TECHNÈS, è stato responsabile della serie televisiva Connaissance du cinéma (2016-2018). Co-dirige due opere che saranno pubblicate nel 2023, Le cinéma dans l’œil du collectionneur (Presses de l’université de Montréal) / Cinema in the Eye of the Collector (Amsterdam University Press), e sta preparando un libro sul cinema di riuso e sugli archivi, che verrà pubblicato nel  2024 per la casa editrice  Mimesis.

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