Live Performance

Arrivederci Berlinguer!

Michele Mellara, Alessandro Rossi / Musiche dal vivo di Massimo Zamboni / Italia / 2023 / 50’ 


Un film rimontato, un Berlinguer presente, intenso, umano, capace di parole pesate e dense, partecipato e partecipante. Un ritratto – soprattutto per chi non lo ha politicamente e storicamente conosciuto – che parla della sua statura politica e sociale, attualizzandola, ricordandone l’assenza senza eccesso di nostalgia.

L’addio a Enrico Berlinguer, film corale sui suoi funerali realizzato da buona parte del meglio della cinematografia italiana (tra gli altri: Bernardo e Giuseppe Bertolucci, Silvano Agosti, Roberto Benigni, Carlo Lizzani, Luigi Magni, Giuliano Montaldo, Ettore Scola, Gillo Pontecorvo, Francesco Maselli, Ugo Gregoretti) viene rimontato e ripensato per attualizzarlo. Un film che parla del rapporto umano, caldo e vivo, che Berlinguer riuscì ad avere con le masse popolari. Nel nuovo montato, denso di materiali non visti provenienti da AAMOD (Archivio del movimento operaio e democratico), Berlinguer snocciola i temi fondanti della sua politica, e lo fa argomentando le sue tesi in modo diretto, con una chiarezza adamantina e una solidità d’intenti politici frutto di anni di studio, impegno, militanza, riflessione sui compiti e i doveri della politica. L’umanità della figura di Berlinguer restituisce dignità, integrità e forza alla politica. Un film di montaggio che guarda in avanti, che non vuole celebrare ma dare spunti: per riflettere, per ritrovare il nostro passato prossimo che sembra evaporato in una nuvola di stordita dimenticanza, per ripensare la politica, per capire cosa significa farla e viverla come comunità e in prima persona: oggi urgenza quanto mai necessaria. 

Montaggio e Color correction Corrado Iuvara
Assistente al montaggio Ilaria Cimmino
Musiche Massimo Zamboni
eseguite da Massimo Zamboni (voce e chitarre), Erik Montanari (chitarre e cori), Cristiano Roversi (pianoforte, synth, programming, basso)
Produzione AAMOD – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Pordenone Docs Fest, Cinemazero
In collaborazione con Mammut Film
Da un’Idea di Riccardo Costantini, Luca Ricciardi
Produttrice Esecutiva Ilaria Malagutti
Provenienza materiali d’archivio AAMOD – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
Ricerca d’Archivio Claudio Olivieri
Lavorazioni Materiali d’Archivio Milena Fiore, Alessandro Mazzucca
Grafiche Testi Manifesti (Marco Petrucci)

Note di regia
di Michele Mellara e Alessandro Rossi
Raccontiamo Berlinguer a partire dalla grande partecipazione popolare al suo funerale.
La colonna vertebrale del nostro film è costituita da “L’addio a Enrico Berlinguer”, film corale sui suoi funerali realizzato da buona parte del meglio della cinematografia italiana, tra gli altri: Bernardo e Giuseppe Bertolucci, Silvano Agosti, Roberto Benigni, Carlo Lizzani, Luigi Magni, Giuliano Montaldo, Ettore Scola, Gillo Pontecorvo. Abbiamo cercato di ridurre il senso celebrativo/liturgico del filmato originale legato a quei tempi e di privilegiare il rapporto umano, caldo e vivo, che Berlinguer riuscì ad avere con le masse popolari.
Nel nostro nuovo assemblaggio abbiamo inserito il Berlinguer vivente ad intervallare i tempi espansi della lunga cerimonia. Questo attraverso un’attenta selezione di una serie di filmati messi a disposizione dall’AAMOD (Archivio del movimento operaio e democratico) nei quali si mostra l’affetto e la partecipazione della  gente verso il suo leader, in un rapporto simbiotico di incontro che ne cementa nel tempo la relazione. La nostra scelta è caduta su alcuni momenti in cui Berlinguer snocciola i temi fondanti della sua politica, e lo fa argomentando le sue tesi in modo diretto, con una chiarezza adamantina e una solidità d’intenti politici frutto di anni di studio, impegno, militanza, riflessione sui compiti e i doveri della politica. Abbiamo scelto gli interventi sui temi che ci sembravano vicini all’oggi (generazioni, donne, famiglia, questione morale, lavoro) e su cui Berlinguer ebbe parole  che sono ancora di estrema attualità e che continuano a farci riflettere.
L’umanità della figura di Berlinguer restituisce dignità, integrità e forza alla politica.
Chi era Berlinguer? I più giovani non lo sanno, o almeno la maggioranza di loro. Forse questo film può aiutarli ad avvicinarsi a lui, a renderglielo vivo: un uomo animato da forti passioni politiche, da un senso di equità incrollabile, antifascista, un uomo mai stanco di lottare contro le ingiustizie sociali e le prevaricazioni dei più forti e potenti.
E’ poi opportuno qui riportare una nota sul tipo di materiali d’archivio che abbiamo utilizzato. Le immagini, girate soprattutto tra le fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni ottanta, sono perlopiù in pellicola, realizzate soprattutto durante convegni e appuntamenti pubblici a cui prese parte Berlinguer.
E’ spesso un archivio interno al PCI e, visto che la pellicola costava e che andava usata con parsimonia, i compagni filmarono soprattutto il Berlinguer ufficiale, istituzionale, concedendo poco o niente al Berlinguer privato. Il leader viene rappresentato sempre – forse, a volte, con una dose di serietà eccessiva – nei momenti ufficiali, nell’impeto oratorio di un comizio, nell’incontro di sezione con i militanti del partito. Il politico è solo immagine pubblica, rigore.
A questi materiali che dominano gli archivi siamo riusciti ad affiancare alcuni momenti di vita privata, più caldi, che restituiscono, almeno in parte, l’umanità e le fragilità dell’uomo.
Il montaggio del film è pensato in chiave emozionale, in grado di coinvolgere il pubblico poggiandosi sulle composizioni musicali e la chitarra di Massimo Zamboni: la reiterazione del gesto, le folle, la commozione delle donne, dei politici, delle masse operaie, degli ultimi e dei capi di stato, i pugni alzati, tutto questo diventa sinfonia visiva e musicale allo stesso tempo.
Un film di montaggio che guarda in avanti, che non vuole celebrare ma dare spunti: per riflettere, per ritrovare il nostro passato prossimo che sembra evaporato in una nuvola di stordita dimenticanza, per ripensare la politica, per capire cosa significa farla e viverla come comunità e in prima persona: oggi urgenza quanto mai necessaria.

Michele Mellara e Alessandro Rossi

Autori, registi, ideatori di eventi, docenti, lavorano insieme o da circa vent’anni. Laureati al DAMS di Bologna. Mellara si diploma alla LIFS (London Film School). Dopo il loro film di finzione, Fortezza Bastiani (2002), Premio Solinas per la miglior sceneggiatura, iniziano il loro originale percorso nel cinema documentario. Fra gli altri, Un metro sotto i pesci (2006); Le vie dei farmaci (2007); La febbre del fare (2010); God save the green (2012); I’m in love with my car (2017), Vivere che rischio (2019), 50 – Santarcangelo Festival (2020), film che gli valgono riconoscimenti e premi in Italia che all’estero. I loro documentari sono stati trasmessi nel mondo da emittenti televisive di oltre 50 paesi.

Massimo Zamboni 

Nato nella provincia più rossa della rossa Emilia, è sempre stato affascinato artisticamente dall’immaginario e mito sovietico, da quando nel 1982 ideò assieme Giovanni Lindo Ferretti i CCCP – Fedeli alla Linea, un gruppo punk con grande seguito di pubblico e oggi celebrato in tutti i libri di storia della musica. Una band che si definì “filosovietica”, parente stretta di Mishima e Majakovskij e del dadaismo russo, che produceva “musica melodica emiliana” e guardava all’Est per ragioni etiche ed estetiche, in contrapposizione al richiamo americano imperante in quegli anni di benessere e rampantismo. Proprio a Mosca e a Leningrado nella primavera del 1989 i CCCP tennero, dopo due piani quinquennali, il loro tour conclusivo. Crollato il Muro e scioltasi nel 1991 l’Unione Sovietica, messi in soffitta i veementi proclami i CCCP posero fine al loro progetto artistico. Le loro ceneri generarono alcuni anni dopo i CSI (Consorzio Suonatori Indipendenti) che, con questo acronimo che strizzava l’occhio alla neocostituita Confederazione degli Stati Indipendenti, hanno solcato i palchi italiani per tutti gli anni Novanta, arrivando nel ’97 al primo posto in classifica dell’Hit Parade italiana. Conclusa quell’esperienza, Zamboni ha poi intrapreso una carriera solista con nuovi album (Sorella sconfitta, 2004; L’inerme è l’imbattibile, 2008; L’estinzione di un colloquio amoroso, 2010; Una infinita compressione procede lo scoppio, 2013), musiche per il cinema (tra le quali Benzina, 2001; Velocità massima, 2002; L’orizzonte degli eventi, 2005; Terapia d’urto, 2006, Il mio paese, 2006; God Save The Green, 2012, Il nemico. Un breviario partigiano, 2015) e il teatro (La detestata soglia, 2010; Biglietti da camere separate, 2011), ma soprattutto è diventato scrittore, con la pubblicazione di sette libri (tra i quali In Mongolia retromarcia, Giunti, 2000; Emilia parabolica, Fandango, 2002; Il mio primo dopoguerra, Mondadori, 2005; L’eco di uno sparo, Einaudi, 2015; Anime galleggianti, La nave di Teseo, 2016, Nessuna voce dentro, Einaudi 2017, La Trionferà, Einaudi 2021.

6 maggio
22:30
Alcazar

A seguire Dj set di Nathalie Duchene
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