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Iconic roots – Radici iconiche

di Studio Azzurro, 2024


«Scavando, alle origini dello Studio Azzurro, giungendo alle sue “radici”, si vedono le immagini fatte con la luce, si trova “la fotografia”. Un periodo particolare questo, prima di passare dal maneggiare elettroni all’uso dei bit, un momento vitale di forte socialità e visione politica. È successo tutto apparentemente in un breve attimo di sospensione e di riflessione, che è durato però circa due anni. Poi nella nostra storia ha prevalso, la passione per l’immagine in movimento, per i film e poi il video. Quel momento lo identifichiamo in un particolare accadimento, nel ri-utilizzo di uno spazio dismesso, insomma di un’”occupazione” come si usava dire in qui momenti. Avendo chiara ancora la memoria di quei tempi ci piace raccontare quella storia, attraverso le fotografie che abbiamo scattato, evocando anche le tecnologie che si usavano, come ad esempio le “multivisioni” con i dia-proiettori in batteria e il linguaggio visivo dello split-screen».
Studio Azzurro, 2024

Studio Azzurro
Nel 1982 Fabio Cirifino, Paolo Rosa e Leonardo Sangiorgi danno vita ad un’esperienza che nel corso degli anni esplora le possibilità poetiche ed espressive delle nuove culture tecnologiche; a loro si aggiunge, nel 1995, Stefano Roveda. Attraverso la realizzazione di videoambienti, ambienti sensibili e interattivi, disegnano un percorso artistico trasversale alle tradizionali discipline e formano un gruppo di lavoro aperto a differenti contributi e importanti collaborazioni. 
La ricerca artistica, all’inizio, si orienta verso la realizzazione di videoambientazioni, in cui viene sperimentata l’integrazione tra immagine elettronica e ambiente fisico. Opere come Il Nuotatore (1984) e Vedute (1985), in cui ricorrono gli elementi della figura umana e della natura, vengono progettate in funzione del contesto spaziale e sociale che dovrà accoglierle.
Nel 1995 si delinea un nuovo interesse per le questioni dell’interattività e del multimediale, con la realizzazione di lavori definiti ambienti sensibili, tra cui Tavoli (1995) e Coro (1995). Si tratta di ambienti in cui la tecnologia si fonde con la narrazione e con lo spazio. Nel 2002, viene presentata, a Castel S. Elmo a Napoli e al Mori Art Museum di Tokyo, Meditazioni Mediterraneo, una mostra composta da cinque “paesaggi instabili”, installazioni interattive sul tema dell’identità mediterranea. Quest’opera segna l’inizio di un nuova necessità di confronto con il territorio e la sua identità, che fa convergere le sperimentazioni precedenti verso la progettazione di percorsi museali multimediali.
Questo confronto con i valori della memoria e dei luoghi, influenza notevolmente anche il percorso artistico, facendo nascere un nuovo ciclo di opere, chiamato Portatori di storie. Le prime opere di questo progetto, vengono presentate a Casablanca, con Sensible Map, alla Biennale internazionale di Santa Fe, con La quarta scala e all’Expo Universale di Shanghai 2010, con Sensitive City. 

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